Borghi storici
NOTIZIE SUI LUOGHI STORICI ATTRAVERSATI DALL’ITINERARIO DELLA SALENTO TRAIL
PALMARIGGI
Paesino situato praticamente in mezzo alla direttrice Maglie – Otranto cui nome è legato all’evento prodigioso avvenuto secondo la tradizione dopo la presa di Otranto da parte dei turchi. Gli abitanti del casale di San Nicola invocarono la protezione della Madonna che comparve impugnando una palma, e con al seguito un esercito. I turchi, temendo che stesse per sopraggiungere l’esercito guidato dal duca Alfonso d’Aragona, si allontanarono e la popolazione fu salva. A ricordo dell’avvenimento l’abitato mutò il nome in Palmarice, poi Palmaricce ed infine Palmariggi, che vuol significare “Tu che reggi la palma“, in onore della Madonna.
Palmariggi è sede di un imponente Castello Aragonese costruito intorno al 1480 in seguito alla presa di Otranto ad opera dei Turchi, e rientrava in un vasto sistema strategico di difesa ad anello, a protezione della stessa Otranto, capoluogo dell’omonima provincia. Fu Alfonso d’Aragona a disporre la costruzione del castello sui resti dell’antico Fortino di San Nicola, intorno al quale nel 1330 circa si sarebbe formato il borgo di Palmariggi. Della struttura restano oggi soltanto due possenti e massicce torri cilindriche separati esternamente da un toro marcapiano ed unite fra loro da una cortina semidiroccata.
Oltretutto nota per la festa che ricorre ogni secondo week end di ottobre: «I paniri te e site» dove si celebra il melograno e i sui esclusivi utilizzi.
MASSERIA TORCITO
La masseria Torcito-Cerceto nel XII secolo era un grosso villaggio abitato dai massari dediti all’ agricoltura e alla pastorizia per poi rientrare all’inizio del XVI sec., a causa del crescente pericolo di attacco turco, nel piano di difesa delle coste voluto da Carlo V ordinando e realizzando il miglioramento dei sistemi di difesa costieri. La Masseria di Torcito, poggiata su un lieve altopiano, a pochi chilometri dal mare, era fortemente esposta al pericolo di attacco turco, ma nello stesso tempo costituiva un buon punto di avvistamento. Ma la storia della masseria di Torcito non è solo questa quanto anche quella delle sue genti che lo hanno abitato e dal tempo che ne ha segnato le pietre e basta fare una passeggiata tra le sue mura e le sue strade carraie per riviverla.
TORRE DELL’ORSO
Torre dell’Orso è una località balneare del Salento, marina di Melendugno.
Nota per la spiaggia di finissima sabbia color argento, Torre dell’Orso vanta un mare particolarmente limpido per via delle correnti del canale d’Otranto. Il nome della località deriva dalla presenza, sulla costa, di una torre del XVI secolo utilizzata in passato per avvistare le navi turche dirette verso il Salento.
Torre dell’ Orso è anche nota ai più come sede di due faraglioni presenti ad un centinaio di metri dalla riva. La leggenda narra che due sorelle, due contadine del luogo, un giorno si siano avvicinate al mare per rinfrescarsi. Una delle due entrata in acqua viene trascinata lontano dalle correnti e annaspa e grida aiuto: la sorella non può che lanciarsi a soccorrerla. Nel tentativo di ricongiungersi consumano tutte le forze e si abbracciano per l’ultima volta, ormai incapaci di vincere la furia del mare, che le inghiotte e le annega.
Tuttavia il dio del mare se ne dispiace, ha compassione delle due innocenti sorelle, morte l’una per incoscienza e l’altra per amore fraterno; così le trasforma in due faraglioni, vicini per l’eternità.
OTRANTO
La città di Otranto è il comune italiano più a est d’italia, è noto ormai a livello internazionale per il turismo e la ricettività grazie alle sue coste e al mare blu intenso. Otranto storicamente è anche tristemente famosa per l’occupazione turca del 1480 e per la scia di sangue che ivi lasciarono.
Il 28 luglio del 1480, 18.000 ottomani, con una flotta di 150 navi, si mossero verso la cittadina salentina con l’intenzione di saccheggiarla e conquistarla. Dopo un’estenuante resistenza da parte degli otrantini che non volevano arrendersi, i Turchi s’impossessarono del borgo, commettendo ogni sorta di crudeltà. 800 uomini coraggiosi, ora Santi, dopo aver rifiutato di convertirsi all’Islam, furono decapitati sul colle della Minerva.
I saraceni rimasero nella città per un anno, fino a quando gli aragonesi non entrarono nella cittadina e la liberarono. Ma Otranto ormai conservava ben poco del suo vecchio fascino. L‘abbazia di Casole era stata distrutta, così come il commercio e la Cattedrale. Urgeva una ricostruzione e gli Aragonesi ne furono da subito consapevoli. Si misero immediatamente al lavoro, rimettendo in piedi la Cattedrale e le mura. Vennero riedificati i conventi dei domenicani, di San Francesco e degli osservanti e, alla fine del XIV secolo, quello dei cappuccini.
Otranto è anche sede del Mosaico pavimentale della Cattedrale che il monaco Pantaleone, appartenente a San Nicola di Casole ha eseguito su commissione del Vescovo di Otranto, tra il 1163 e il 1165. che rappresenta uno dei più importanti cicli musivi del medioevo italiano. Un’opera straordinaria e grandiosa, animata da un senso di horror vacui per l’estro compositivo che la attraversa, ed è stata paragonata ad un’enciclopedia di immagini del tempo e della cultura del Medioevo. Essa non sembra trovare corrispettivi, per complessità e livello di elaborazione, con altri mosaici coevi,
LAGO DI BAUXITE – BAIA DELLE ORTE
Nelle vicinanze della baia delle Orte, situata a pochi chilometri a sud di Otranto lungo la litoranea che porta a Santa Maria di Leuca, sorge un laghetto molto caratteristico e molto noto, che ha origine in un’ex cava di bauxite ormai dismessa, che ha fatto sì che l’acqua avesse un color smeraldo intenso, ricco di sfumature dalla grande bellezza. Siamo anche nelle vicinanze del faro di Punta Palascia, segno che siamo nel punto più orientale di tutta Italia.
MASSERIA CIPPANO
Masseria Cippano divenne parte integrante di quel sistema difensivo voluto dall’allora imperatore del Sacro Romano Impero, Carlo V, in comunicazione diretta con Torre Sant’Emiliano, dalla quale ricevere e inoltrare il messaggio di pericolo nelle zone più interne dell’entroterra.
Munita di torre (alta circa 15 metri) organizzata su due piani, arricchita da una scala con ponte levatoio. Una struttura fortificata dotata di caditoie, recintata da muri paralupi e fornita d’acqua da un sistema di cisterne in grado di raccogliere, filtrare e trasportare il prezioso liquido ai vari ambienti. Un luogo di lavoro e di guerra, di vita contro la crudeltà dei Turchi. Qui è stato girato il film Mine Vaganti di Ozpetek.
PORTO BADISCO
Porto Badisco è una perla di rara bellezza paesaggistica. Un mare cristallino ti invita a bagnarti in ogni mese dell’ anno e il bar «da Carlo» con la sua piazzetta prominente non mancherà ad allietarti nelle ore assolate. Seguendo la litoranea verso sud si incontra Torre Minervino una torre saracena Sono le torri costiere, eredità di un piano di fortificazione voluto da Carlo V nel XVI secolo per difendere le coste del Mezzogiorno dalle sanguinarie invasioni dei predoni turchi che arrivavano dal mare. Infatti, dal mare giungeva il pericolo da scongiurare al grido di “mamma… li turchi”.
A Porto Badisco si trova inoltre la Grotta dei Cervi, che contiene importanti disegni realizzati con guano di pipistrello databili al Neolitico ed è caratterizzata da numerosi anfratti e calette di rara bellezza. In direzione Santa Cesarea-Castro-Leuca, inoltre, si trova la cosiddetta “Grotta delle Striare“, cioè grotta delle streghe, caratteristica per l’entrata attraversata in diagonale da una lingua di roccia.
SANTA CESAREA TERME
Santa Cisaria in dialetto salentino, fino al 1929 chiamata Santa Cesarea è un comune di 2 869 abitanti. E’ uno dei centri a maggiore vocazione turistica del Salento. È una stazione idrotermale. Lo sfruttamento delle acque solfuree e dei fanghi termali risale al II secolo a.C. Le acque curative sgorgano da quattro grotte: la Gattulla, la Solfatara, la Solfurea e la Fetida.
Il mito pagano collega la genesi delle acque solfuree al disfacimento dei corpi dei giganti Leuterni, uccisi da Eracle. La versione cristiana vuole invece che Cesarea, o Cisaria, fosse una fanciulla con la precoce vocazione alla vita monastica. Che per sfuggire ai ripetuti propositi incestuosi del padre si, nascose in una grotta dove fu salvata dalle fiamme che avvolsero il padre, inghiottito poi dal mare.
Santa Cesarea Terme è anche conosciuta per le bellezze delle sue Ville. Fra queste il Palazzo Sticchi e la Villa Raffaella
CASTRO
Castro è situato lungo la costa orientale della penisola salentina, il comune è formato dall’abitato principale di origine medievale, posto su un promontorio a 98 m s.l.m. (Casciu de susu), e dalla parte bassa di Castro Marina (Casciu de sutta), sorta intorno al porto. Centro peschereccio e balneare, vanta origini antiche quale erede della romana Castrum Minervae. Castro oltre che per il suo splendido mare (caratterizzato da una quantità elevata di sorgenti di acqua dolce) è anche noto per il suo splendido Castello Aragonese, considerato uno dei castelli più importanti di tutta la Puglia.
TRICASE E LA SERRA DEL MITO
L’ origine del nome è tutt’ora incerta e oggetto di studi e ricerche. C’è chi ne attribuisce l‘origine all’unione di tre casali differenti che, unendosi, avrebbero dato origine ad un unico nucleo abitativo. Una ulteriori teoria più accreditata ne traduce il nome come inter casas, vale a dire, un paese formatosi in mezzo ad altri casali. Ma c’è anche chi gli attribuisce una entimologia derivante dal greco e quindi tesi, facendone risalire la genesi a Demetrios Tricás, giovane funzionario dell’Impero Romano d’Oriente, incaricato di monitorare la situazione del Capo di Leuca.
Tra le bellezze architettoniche naturali e storiche degne di nota spiccano sicuramente: Il Palazzo Gallone, La Quercia vallonea, risalente a più di 900 anni fa e la Torre del Sasso, antichi resti di un sistema difensivo delle coste contro gli attacchi dei saraceni.
SANTUARIO DI SANTA MARIA DI LEUCA “de finibus terrae“
La chiesa sorge sulle rovine di un tempio pagano dedicato a Minerva, come testimonia il ritrovamento di un’ara, conservata all’interno della chiesa, sulla quale era così scritto: “Ubi olim Minervae sacrificia offerebantur hodie oblationes Deiparae recipiuntur” (Qui dove sacrifici a Minerva offriansi e doni, obolo sacro a Maria cristian deponi)
A seguito dello sbarco dell’apostolo Pietro, di cui rimane la croce pietrina, la popolazione locale si converte al cristianesimo. La chiesa vantava un quadro della Vergine che si ritenesse opera di San Luca che però andò perso nella distruzione della stessa a seguito dell’ editto di Diocleziano e Galerio. Il papa Giulio I pochi anni dopo ne ordinò comunque la ricostruzione (correva l’ anno 343 come riportato su una lapide: «Julius hic primus celebrans, emmissa de coelo Indulta accepit. Kalendas, CCCXLIII dum Consecravit hoc templum» (Giulio I, qui celebrando riceve dal cielo gli indulti 1° agosto 343 mentre consacrava questo tempio)
Negli anni la chiesa venne più volte distrutta o saccheggiata dai Saraceni e dai Turchi, i vari eventi nefasti sono datati nel 1507, nel 1537, nel 1550, nel 1624 e nel 1720, ma fu sempre ricostruita e fortificata. Durante la visita di Giovanni Paolo II nel 1990, è stata innalzata a Basilica minore, mentre un’altra visita papale è avvenuta nel 2008 con Benedetto XVI.
SPECCHIA
Il nome del paese deriva dal latino specula, luogo artificiosamente sollevato. Infatti trae origine dalle specchie, cumuli di pietra a forma conica che i Messapi utilizzavano come punto di avvistamento e difesa o come sistema di demarcazione territoriale. In alcuni documenti fino al XVIII secolo è riportato il nome di Specla Presbiterorum e da qui Specchia Preti come è attualmente chiamata.
Specchia ospita un castello e dei palazzi monumentali unici nel loro genere: Castello Risolo, Palazzo Balsamo, Palazzo Ripa tutti concentrati nel centro del paese dove sorge una piazza imponente e dove è bello trascorrervi un po’ di tempo ad ammirare i palazzi vicini bellezze di un tempo che fu.
SAN CASSIANO E IL PARCO DEI PADULI
Il Parco dei Paduli, chiamato così per l’antica presenza di aree paludose, è un immenso uliveto secolare di circa 5500 ettari di estensione incuneato nel Mediterraneo tra il Mar Adriatico e lo Jonio e attraversato dall’antica via istmica che collega i porti di Gallipoli e di Otranto, il cui nucleo centrale si estende in quelle che sono chiamate Terre di Mezzo.
MAGLIE
Abitata fin dall’ età del bronzo, i primi abitanti furono presumibilmente discendenti delle popolazioni eneolitiche e neolitiche capaci di coltivare, allevare, costruire villaggi e innalzare specchie, dolmen e menhir). La zona ospita numerose testimonianze del megalitico (in contrada Policarita, si erge il dolmen con caratteristiche arcaiche denominato “Chianca” ed altri dolmen sono: i due “Caramauli” nella località omonima, “Canali” a Muntarrune piccinnu, “Grotta“, “Pino” e “Specchia” a San Sidero.
Analogamente, abbondano i menhir: “Calamauri“, “Crocemuzza” (o “Franite”) e “Sprunu“. La più importante testimonianza di presenza umana sul posto è il giacimento di manufatti nel fondo Cattìe scoperto nel 1980: circa 12.000 strumenti e schegge e 800 reperti di ossa, (compresa una falange umana fossile, probabilmente appartenente ad un uomo di Neanderthal).
Tra il XIII e il XIX secolo il casale di Maglie cominciò a svilupparsi intorno al Castello, che ospitò i primi feudatari della zona. Il maniero fu presumibilmente costruito al tempo degli Angioini e successivamente rinforzato e ristrutturato da Andriolo Lubello (che fu barone di Maglie sotto il regno di Alfonso I di Aragona).
Il maniero di Maglie rimase pressoché immutato per secoli fino a quando don Ascanio Filomarino, divenuto feudatario del luogo, decise di ammodernarla e ristrutturarla, costruendo una facciata elegante dalle proporzioni armoniose che sostituisse la grave e austera mole della fortezza militare. Tale palazzo fu poi impreziosito con un portale in stile barocco, sormontato dallo scudo araldico dei Capece, succeduti ai Filomarino nel possesso del casale.
Borghi storici
NOTIZIE SUI LUOGHI STORICI ATTRAVERSATI DALL’ITINERARIO DELLA SALENTO TRAIL
PALMARIGGI
Paesino situato praticamente in mezzo alla direttrice Maglie – Otranto cui nome è legato all’evento prodigioso avvenuto secondo la tradizione dopo la presa di Otranto da parte dei turchi. Gli abitanti del casale di San Nicola invocarono la protezione della Madonna che comparve impugnando una palma, e con al seguito un esercito. I turchi, temendo che stesse per sopraggiungere l’esercito guidato dal duca Alfonso d’Aragona, si allontanarono e la popolazione fu salva. A ricordo dell’avvenimento l’abitato mutò il nome in Palmarice, poi Palmaricce ed infine Palmariggi, che vuol significare “Tu che reggi la palma“, in onore della Madonna.
Palmariggi è sede di un imponente Castello Aragonese costruito intorno al 1480 in seguito alla presa di Otranto ad opera dei Turchi, e rientrava in un vasto sistema strategico di difesa ad anello, a protezione della stessa Otranto, capoluogo dell’omonima provincia. Fu Alfonso d’Aragona a disporre la costruzione del castello sui resti dell’antico Fortino di San Nicola, intorno al quale nel 1330 circa si sarebbe formato il borgo di Palmariggi. Della struttura restano oggi soltanto due possenti e massicce torri cilindriche separati esternamente da un toro marcapiano ed unite fra loro da una cortina semidiroccata.
Oltretutto nota per la festa che ricorre ogni secondo week end di ottobre: «I paniri te e site» dove si celebra il melograno e i sui esclusivi utilizzi.
MASSERIA TORCITO
La masseria Torcito-Cerceto nel XII secolo era un grosso villaggio abitato dai massari dediti all’ agricoltura e alla pastorizia per poi rientrare all’inizio del XVI sec., a causa del crescente pericolo di attacco turco, nel piano di difesa delle coste voluto da Carlo V ordinando e realizzando il miglioramento dei sistemi di difesa costieri. La Masseria di Torcito, poggiata su un lieve altopiano, a pochi chilometri dal mare, era fortemente esposta al pericolo di attacco turco, ma nello stesso tempo costituiva un buon punto di avvistamento. Ma la storia della masseria di Torcito non è solo questa quanto anche quella delle sue genti che lo hanno abitato e dal tempo che ne ha segnato le pietre e basta fare una passeggiata tra le sue mura e le sue strade carraie per riviverla.
TORRE DELL’ORSO
Torre dell’Orso è una località balneare del Salento, marina di Melendugno.
Nota per la spiaggia di finissima sabbia color argento, Torre dell’Orso vanta un mare particolarmente limpido per via delle correnti del canale d’Otranto. Il nome della località deriva dalla presenza, sulla costa, di una torre del XVI secolo utilizzata in passato per avvistare le navi turche dirette verso il Salento.
Torre dell’ Orso è anche nota ai più come sede di due faraglioni presenti ad un centinaio di metri dalla riva. La leggenda narra che due sorelle, due contadine del luogo, un giorno si siano avvicinate al mare per rinfrescarsi. Una delle due entrata in acqua viene trascinata lontano dalle correnti e annaspa e grida aiuto: la sorella non può che lanciarsi a soccorrerla. Nel tentativo di ricongiungersi consumano tutte le forze e si abbracciano per l’ultima volta, ormai incapaci di vincere la furia del mare, che le inghiotte e le annega.
Tuttavia il dio del mare se ne dispiace, ha compassione delle due innocenti sorelle, morte l’una per incoscienza e l’altra per amore fraterno; così le trasforma in due faraglioni, vicini per l’eternità.
OTRANTO
La città di Otranto è il comune italiano più a est d’italia, è noto ormai a livello internazionale per il turismo e la ricettività grazie alle sue coste e al mare blu intenso. Otranto storicamente è anche tristemente famosa per l’occupazione turca del 1480 e per la scia di sangue che ivi lasciarono.
Il 28 luglio del 1480, 18.000 ottomani, con una flotta di 150 navi, si mossero verso la cittadina salentina con l’intenzione di saccheggiarla e conquistarla. Dopo un’estenuante resistenza da parte degli otrantini che non volevano arrendersi, i Turchi s’impossessarono del borgo, commettendo ogni sorta di crudeltà. 800 uomini coraggiosi, ora Santi, dopo aver rifiutato di convertirsi all’Islam, furono decapitati sul colle della Minerva.
I saraceni rimasero nella città per un anno, fino a quando gli aragonesi non entrarono nella cittadina e la liberarono. Ma Otranto ormai conservava ben poco del suo vecchio fascino. L‘abbazia di Casole era stata distrutta, così come il commercio e la Cattedrale. Urgeva una ricostruzione e gli Aragonesi ne furono da subito consapevoli. Si misero immediatamente al lavoro, rimettendo in piedi la Cattedrale e le mura. Vennero riedificati i conventi dei domenicani, di San Francesco e degli osservanti e, alla fine del XIV secolo, quello dei cappuccini.
Otranto è anche sede del Mosaico pavimentale della Cattedrale che il monaco Pantaleone, appartenente a San Nicola di Casole ha eseguito su commissione del Vescovo di Otranto, tra il 1163 e il 1165. che rappresenta uno dei più importanti cicli musivi del medioevo italiano. Un’opera straordinaria e grandiosa, animata da un senso di horror vacui per l’estro compositivo che la attraversa, ed è stata paragonata ad un’enciclopedia di immagini del tempo e della cultura del Medioevo. Essa non sembra trovare corrispettivi, per complessità e livello di elaborazione, con altri mosaici coevi,
LAGO DI BAUXITE – BAIA DELLE ORTE
Nelle vicinanze della baia delle Orte, situata a pochi chilometri a sud di Otranto lungo la litoranea che porta a Santa Maria di Leuca, sorge un laghetto molto caratteristico e molto noto, che ha origine in un’ex cava di bauxite ormai dismessa, che ha fatto sì che l’acqua avesse un color smeraldo intenso, ricco di sfumature dalla grande bellezza. Siamo anche nelle vicinanze del faro di Punta Palascia, segno che siamo nel punto più orientale di tutta Italia.
MASSERIA CIPPANO
Masseria Cippano divenne parte integrante di quel sistema difensivo voluto dall’allora imperatore del Sacro Romano Impero, Carlo V, in comunicazione diretta con Torre Sant’Emiliano, dalla quale ricevere e inoltrare il messaggio di pericolo nelle zone più interne dell’entroterra.
Munita di torre (alta circa 15 metri) organizzata su due piani, arricchita da una scala con ponte levatoio. Una struttura fortificata dotata di caditoie, recintata da muri paralupi e fornita d’acqua da un sistema di cisterne in grado di raccogliere, filtrare e trasportare il prezioso liquido ai vari ambienti. Un luogo di lavoro e di guerra, di vita contro la crudeltà dei Turchi. Qui è stato girato il film Mine Vaganti di Ozpetek.
PORTO BADISCO
Porto Badisco è una perla di rara bellezza paesaggistica. Un mare cristallino ti invita a bagnarti in ogni mese dell’ anno e il bar «da Carlo» con la sua piazzetta prominente non mancherà ad allietarti nelle ore assolate. Seguendo la litoranea verso sud si incontra Torre Minervino una torre saracena Sono le torri costiere, eredità di un piano di fortificazione voluto da Carlo V nel XVI secolo per difendere le coste del Mezzogiorno dalle sanguinarie invasioni dei predoni turchi che arrivavano dal mare. Infatti, dal mare giungeva il pericolo da scongiurare al grido di “mamma… li turchi”.
A Porto Badisco si trova inoltre la Grotta dei Cervi, che contiene importanti disegni realizzati con guano di pipistrello databili al Neolitico ed è caratterizzata da numerosi anfratti e calette di rara bellezza. In direzione Santa Cesarea-Castro-Leuca, inoltre, si trova la cosiddetta “Grotta delle Striare“, cioè grotta delle streghe, caratteristica per l’entrata attraversata in diagonale da una lingua di roccia.
SANTA CESAREA TERME
Santa Cisaria in dialetto salentino, fino al 1929 chiamata Santa Cesarea è un comune di 2 869 abitanti. E’ uno dei centri a maggiore vocazione turistica del Salento. È una stazione idrotermale. Lo sfruttamento delle acque solfuree e dei fanghi termali risale al II secolo a.C. Le acque curative sgorgano da quattro grotte: la Gattulla, la Solfatara, la Solfurea e la Fetida.
Il mito pagano collega la genesi delle acque solfuree al disfacimento dei corpi dei giganti Leuterni, uccisi da Eracle. La versione cristiana vuole invece che Cesarea, o Cisaria, fosse una fanciulla con la precoce vocazione alla vita monastica. Che per sfuggire ai ripetuti propositi incestuosi del padre si, nascose in una grotta dove fu salvata dalle fiamme che avvolsero il padre, inghiottito poi dal mare.
Santa Cesarea Terme è anche conosciuta per le bellezze delle sue Ville. Fra queste il Palazzo Sticchi e la Villa Raffaella
CASTRO
Castro è situato lungo la costa orientale della penisola salentina, il comune è formato dall’abitato principale di origine medievale, posto su un promontorio a 98 m s.l.m. (Casciu de susu), e dalla parte bassa di Castro Marina (Casciu de sutta), sorta intorno al porto. Centro peschereccio e balneare, vanta origini antiche quale erede della romana Castrum Minervae. Castro oltre che per il suo splendido mare (caratterizzato da una quantità elevata di sorgenti di acqua dolce) è anche noto per il suo splendido Castello Aragonese, considerato uno dei castelli più importanti di tutta la Puglia.
TRICASE E LA SERRA DEL MITO
L’ origine del nome è tutt’ora incerta e oggetto di studi e ricerche. C’è chi ne attribuisce l‘origine all’unione di tre casali differenti che, unendosi, avrebbero dato origine ad un unico nucleo abitativo. Una ulteriori teoria più accreditata ne traduce il nome come inter casas, vale a dire, un paese formatosi in mezzo ad altri casali. Ma c’è anche chi gli attribuisce una entimologia derivante dal greco e quindi tesi, facendone risalire la genesi a Demetrios Tricás, giovane funzionario dell’Impero Romano d’Oriente, incaricato di monitorare la situazione del Capo di Leuca.
Tra le bellezze architettoniche naturali e storiche degne di nota spiccano sicuramente: Il Palazzo Gallone, La Quercia vallonea, risalente a più di 900 anni fa e la Torre del Sasso, antichi resti di un sistema difensivo delle coste contro gli attacchi dei saraceni.
SANTUARIO DI SANTA MARIA DI LEUCA “de finibus terrae“
La chiesa sorge sulle rovine di un tempio pagano dedicato a Minerva, come testimonia il ritrovamento di un’ara, conservata all’interno della chiesa, sulla quale era così scritto: “Ubi olim Minervae sacrificia offerebantur hodie oblationes Deiparae recipiuntur” (Qui dove sacrifici a Minerva offriansi e doni, obolo sacro a Maria cristian deponi)
A seguito dello sbarco dell’apostolo Pietro, di cui rimane la croce pietrina, la popolazione locale si converte al cristianesimo. La chiesa vantava un quadro della Vergine che si ritenesse opera di San Luca che però andò perso nella distruzione della stessa a seguito dell’ editto di Diocleziano e Galerio. Il papa Giulio I pochi anni dopo ne ordinò comunque la ricostruzione (correva l’ anno 343 come riportato su una lapide: «Julius hic primus celebrans, emmissa de coelo Indulta accepit. Kalendas, CCCXLIII dum Consecravit hoc templum» (Giulio I, qui celebrando riceve dal cielo gli indulti 1° agosto 343 mentre consacrava questo tempio)
Negli anni la chiesa venne più volte distrutta o saccheggiata dai Saraceni e dai Turchi, i vari eventi nefasti sono datati nel 1507, nel 1537, nel 1550, nel 1624 e nel 1720, ma fu sempre ricostruita e fortificata. Durante la visita di Giovanni Paolo II nel 1990, è stata innalzata a Basilica minore, mentre un’altra visita papale è avvenuta nel 2008 con Benedetto XVI.
SPECCHIA
Il nome del paese deriva dal latino specula, luogo artificiosamente sollevato. Infatti trae origine dalle specchie, cumuli di pietra a forma conica che i Messapi utilizzavano come punto di avvistamento e difesa o come sistema di demarcazione territoriale. In alcuni documenti fino al XVIII secolo è riportato il nome di Specla Presbiterorum e da qui Specchia Preti come è attualmente chiamata.
Specchia ospita un castello e dei palazzi monumentali unici nel loro genere: Castello Risolo, Palazzo Balsamo, Palazzo Ripa tutti concentrati nel centro del paese dove sorge una piazza imponente e dove è bello trascorrervi un po’ di tempo ad ammirare i palazzi vicini bellezze di un tempo che fu.
SAN CASSIANO E IL PARCO DEI PADULI
Il Parco dei Paduli, chiamato così per l’antica presenza di aree paludose, è un immenso uliveto secolare di circa 5500 ettari di estensione incuneato nel Mediterraneo tra il Mar Adriatico e lo Jonio e attraversato dall’antica via istmica che collega i porti di Gallipoli e di Otranto, il cui nucleo centrale si estende in quelle che sono chiamate Terre di Mezzo.
MAGLIE
Abitata fin dall’ età del bronzo, i primi abitanti furono presumibilmente discendenti delle popolazioni eneolitiche e neolitiche capaci di coltivare, allevare, costruire villaggi e innalzare specchie, dolmen e menhir). La zona ospita numerose testimonianze del megalitico (in contrada Policarita, si erge il dolmen con caratteristiche arcaiche denominato “Chianca” ed altri dolmen sono: i due “Caramauli” nella località omonima, “Canali” a Muntarrune piccinnu, “Grotta“, “Pino” e “Specchia” a San Sidero.
Analogamente, abbondano i menhir: “Calamauri“, “Crocemuzza” (o “Franite”) e “Sprunu“. La più importante testimonianza di presenza umana sul posto è il giacimento di manufatti nel fondo Cattìe scoperto nel 1980: circa 12.000 strumenti e schegge e 800 reperti di ossa, (compresa una falange umana fossile, probabilmente appartenente ad un uomo di Neanderthal).
Tra il XIII e il XIX secolo il casale di Maglie cominciò a svilupparsi intorno al Castello, che ospitò i primi feudatari della zona. Il maniero fu presumibilmente costruito al tempo degli Angioini e successivamente rinforzato e ristrutturato da Andriolo Lubello (che fu barone di Maglie sotto il regno di Alfonso I di Aragona).
Il maniero di Maglie rimase pressoché immutato per secoli fino a quando don Ascanio Filomarino, divenuto feudatario del luogo, decise di ammodernarla e ristrutturarla, costruendo una facciata elegante dalle proporzioni armoniose che sostituisse la grave e austera mole della fortezza militare. Tale palazzo fu poi impreziosito con un portale in stile barocco, sormontato dallo scudo araldico dei Capece, succeduti ai Filomarino nel possesso del casale.