Territorio e cultura
LE STRADINE DELIMITATE DAI MURETTI A SECCO
I muretti a secco sono una costante del paesaggio Salentino; delimitano, infatti, tutti i campi e le proprietà e accompagnano il viaggiatore nella percorrenza delle stradine locali. Sono delle realizzazioni tradizionali in pietra locale, una roccia sedimentaria calcarea presente in abbondanza nell’ area.
La loro costruzione è un’arte antica basata su abilità e precisione, le pietre, infatti, non sono messe li per caso ma devono essere tagliate e adattate in modo da incastrarsi perfettamente l’una con l’altra. Ed è proprio grazie a questo «perfetto incastro» cui si deve la resistenza e consistenza della costruzione che avviene senza l’uso di malta o cemento.
La costruzione dei muretti a secco inizia con la raccolta delle pietre nei campi; rimosse per far posto alle colture. Le pietre vengono poi trasportate e pulite a mano per rimuovere la terra e le erbacce e tagliate e modellate per adattarsi l’una all’altra. Così concepita la struttura diventa molto resistente e dura a lungo, grazie anche alla roccia calcarea, di cui è costituita, la quale è resistente all’erosione e all’azione delle intemperie. Sono bellissimi da vedere e sono ancora oggi utilizzati per la creazione del tipico paesaggio rurale tradizionale.
I muretti a secco che delimitano la maggior parte delle nostre stradine di collegamento tra i paesini salentini sono oggi diventati un’ attrazione turistica, molti escursionisti e appassionati di architettura visitano la regione anche per ammirare queste costruzioni antiche
LE PAJARE
Le strutture in pietra a secco, caratterizzano il paesaggio rurale salentino ed esprimono l’azione di bonifica operata dai braccianti. I contadini operosi, che sino a pochi decenni fa ravvivavano la campagna salentina, ci hanno così lasciato un segno indelebile del loro passaggio: una miriade di muretti che si susseguono e si intersecano, forni, spase, littere, liame, e, soprattutto le pajare: si tratta di ripari usati dai contadini per trovare rifugio da un improvviso temporale o per godere di un fresco riposo pomeridiano, durante gli assolati pomeriggi primaverili ed estivi.
Insieme alle pajare vi sono numerose altre costruzioni, realizzate in pietre a secco, come i cosiddetti ncurtaturi ossia le stalle dove trovavano alloggio gli animali domestici: un asino, un maiale e in rari casi una mucca.
Pase e le littere strutture utilizzate per essiccare: fichi, pomodori, peperoni, ecc. I fichi, in particolare, erano di fondamentale importanza per l’economia dei contadini, come frutto da mangiare l’ estate o da conservare nelle capase per i restanti mesi. Li furnari dove si cuoceva il pane, si biscottavano le frisedde (le friselle) e si torrefacevano i fichi.
Le aie che sono spazi circolari, delimitati da un circolo di conci squadrati di tufo dove, al loro interno, si procedeva con un’operazione ancestrale: la trebbiatura del grano. Questa avveniva per mezzo di bastoni e pertiche, con l’ausilio di un asinello, che con il suo moto pestava la messe, o sfruttando la forza di un bue che trainava la cosiddetta pisara (grosso monolite in tufo) dai margini taglienti, che spezzava e sminuzzava le spighe e sgusciava il frumento Al termine delle operazioni giornaliere poi, affinché non andasse disperso alcun chicco di grano, si liberavano le galline che facevano piazza pulita.
Nei pressi di una pajara, era solito trovare anche una pila realizzata in pietra leccese, usata per abbeverare il bestiame e fare il bucato e degli ssettaturi, sedili in pietra sui quali i contadini trascorrevano in compagnia i loro pochi momenti di svago.
I MENHIR
I Menhir sono monumenti megalitici presenti in molte parti del mondo, tra cui il Salento. Essi consistono in pietre sottili e allungate, solitamente di grandi dimensioni, che vengono erette in posizione verticale.
Le origini dei menhir nel Salento, si pensa, risalgano alla preistoria, intorno al 4000-3000 a.C. Esistono diverse teorie riguardo alla loro funzione originaria, tra cui quella che vede i menhir come simboli religiosi o rituali, o come segni territoriali o di confine. Altre teorie suggeriscono che siano stati utilizzati come strumenti di agricoltura, per indicare le stagioni o per allineare i campi.
In generale, i menhir sono considerati un importante patrimonio culturale della regione, e sono stati oggetto di numerose indagini archeologiche e di studio. Questi megaliti verticali caratterizzano tutto il territorio Salentino e con la loro imponenza e misticismo accompagnano da sempre gli itinerari in questi luoghi.
In generale i menhir, sono una delle prime espressioni dell’arte umana e una testimonianza della vita e della cultura dei nostri antenati, essi rappresentano un importante contributo alla comprensione della storia e della cultura del Salento e del mondo antico in generale.
LE MASSERIE FORTIFICATE
Esaminando la storia del Salento e attraversando il suo territorio, è possibile incontrare costruzioni campestri, dette ‘masserie’, L’origine di queste antiche strutture risale al Medioevo, ed erano abitati da nuclei familiari di agricoltori, “massari”.
La struttura tipica della masseria presenta un cortile centrale, attorno al quale si distribuiscono diversi locali: l’abitazione del massaro, le stalle e i recinti per gli animali.
A seguito della caduta dell’impero bizantino, nel 1453, la penisola salentina divenne meta frequente di saccheggi e di incursioni ad opera dei Turchi (che sfociò con l’ assedio di Otranto del 1480). Nel corso del XVI secolo, per ovviare a tali attacchi, Carlo V d’Asburgo attuò un piano di difesa del territorio, che portò alla realizzazione di torri e di mura intorno alle masserie, che per questo vennero, successivamente, denominate ‘fortificate’. La torre aveva tre funzioni: la parte alta, dedicata al proprietari, permetteva, facilmente, gli avvistamenti; la parte bassa, invece, era utilizzata come luogo di lavoro: trasformazione del latte in formaggio o per la molitura delle olive o come magazzino.
Dalla metà del XVII secolo in seguito alla valorizzazione dell’ ambiente rurale, diede vita alla nascita della masseria-villa, un luogo di villeggiatura utilizzato per sfuggire alla calura estiva della città. Le masserie si arricchiscono, pertanto, di ricchi portali, di balconi e di belvedere, di giardini e di decorazioni a stucco e con affreschi, ornamenti che trasformano queste rurali e spartane strutture in piccoli gioielli di pregiata architettura.
LE TORRI FORTIFICATE
La storia del Salento è stata caratterizzata, per lungo tempo da incursioni e razzie da parte di turchi, corsari barbareschi e predoni di ogni tipo che hanno tormentato per secoli ogni luogo della costa, spesso addentrandosi e recando distruzione anche nelle zone interne. Le popolazioni vivevano nel costante terrore. Celebre ancora oggi il detto “Mamma li Turchi” che si era impresso nell’animo della gente. La Terra d’Otranto fu la più esposta all’espansione ottomana e fu la vera e propria “frontiera marittima” dell’intero Occidente cristiano
Questa parte importante della storia del Salento è rappresentata, oggi, da ciò che resta del suo articolato sistema difensivo. Secoli di guerre, lotte intestine, invasioni e dominazioni straniere sono oggi testimoniate da torri costiere, castelli, masserie ed edifici fortificati di ogni tipo.
In particolare, le torri costiere con funzioni di avvistamento che si susseguono, a vista, l’ una con l’altra, lungo tutta la costa, sono una delle eredità più importanti di quel periodo… oggi considerate vere e proprie opere immerse in una natura stupenda e con una costa marina sullo sfondo di rara bellezza.
I DOLMEN
Disseminati lungo il territorio salentino, è possibile trovare dei monumenti megalitici antichissimi, a volte anche preistorici. Si tratta dei dolmen, probabilmente monumenti sepolcrali che nel tempo hanno assunto funzioni diverse.
“Dolmen” è un termine bretone che fonde due parole e che tradotto letteralmente significa “tavola di pietra”. Si tratta infatti di una grande lastra di pietra poggiata in orizzontale su altri grandi massi adagiati in posizione verticale: caratteristica tipica è che questi massi sono dei grandi blocchi monolitici. Il periodo di costruzione dei dolmen va probabilmente dal V al III millennio avanti Cristo, quelli salentini sono più recenti e risalenti tra il III e il II millennio avanti Cristo. I più importanti si rinvengono tra le campagne di Minervino, Melendugno, Castro, Vaste e Giurdignano ed assolvevano la funzione di sepolcri.
Territorio e cultura
LE STRADINE DELIMITATE DAI MURETTI A SECCO
I muretti a secco sono una costante del paesaggio Salentino; delimitano, infatti, tutti i campi e le proprietà e accompagnano il viaggiatore nella percorrenza delle stradine locali. Sono delle realizzazioni tradizionali in pietra locale, una roccia sedimentaria calcarea presente in abbondanza nell’ area.
La loro costruzione è un’arte antica basata su abilità e precisione, le pietre, infatti, non sono messe li per caso ma devono essere tagliate e adattate in modo da incastrarsi perfettamente l’una con l’altra. Ed è proprio grazie a questo «perfetto incastro» cui si deve la resistenza e consistenza della costruzione che avviene senza l’uso di malta o cemento.
La costruzione dei muretti a secco inizia con la raccolta delle pietre nei campi; rimosse per far posto alle colture. Le pietre vengono poi trasportate e pulite a mano per rimuovere la terra e le erbacce e tagliate e modellate per adattarsi l’una all’altra. Così concepita la struttura diventa molto resistente e dura a lungo, grazie anche alla roccia calcarea, di cui è costituita, la quale è resistente all’erosione e all’azione delle intemperie. Sono bellissimi da vedere e sono ancora oggi utilizzati per la creazione del tipico paesaggio rurale tradizionale.
I muretti a secco che delimitano la maggior parte delle nostre stradine di collegamento tra i paesini salentini sono oggi diventati un’ attrazione turistica, molti escursionisti e appassionati di architettura visitano la regione anche per ammirare queste costruzioni antiche
LE PAJARE
Le strutture in pietra a secco, caratterizzano il paesaggio rurale salentino ed esprimono l’azione di bonifica operata dai braccianti. I contadini operosi, che sino a pochi decenni fa ravvivavano la campagna salentina, ci hanno così lasciato un segno indelebile del loro passaggio: una miriade di muretti che si susseguono e si intersecano, forni, spase, littere, liame, e, soprattutto le pajare: si tratta di ripari usati dai contadini per trovare rifugio da un improvviso temporale o per godere di un fresco riposo pomeridiano, durante gli assolati pomeriggi primaverili ed estivi.
Insieme alle pajare vi sono numerose altre costruzioni, realizzate in pietre a secco, come i cosiddetti ncurtaturi ossia le stalle dove trovavano alloggio gli animali domestici: un asino, un maiale e in rari casi una mucca.
Pase e le littere strutture utilizzate per essiccare: fichi, pomodori, peperoni, ecc. I fichi, in particolare, erano di fondamentale importanza per l’economia dei contadini, come frutto da mangiare l’ estate o da conservare nelle capase per i restanti mesi. Li furnari dove si cuoceva il pane, si biscottavano le frisedde (le friselle) e si torrefacevano i fichi.
Le aie che sono spazi circolari, delimitati da un circolo di conci squadrati di tufo dove, al loro interno, si procedeva con un’operazione ancestrale: la trebbiatura del grano. Questa avveniva per mezzo di bastoni e pertiche, con l’ausilio di un asinello, che con il suo moto pestava la messe, o sfruttando la forza di un bue che trainava la cosiddetta pisara (grosso monolite in tufo) dai margini taglienti, che spezzava e sminuzzava le spighe e sgusciava il frumento Al termine delle operazioni giornaliere poi, affinché non andasse disperso alcun chicco di grano, si liberavano le galline che facevano piazza pulita.
Nei pressi di una pajara, era solito trovare anche una pila realizzata in pietra leccese, usata per abbeverare il bestiame e fare il bucato e degli ssettaturi, sedili in pietra sui quali i contadini trascorrevano in compagnia i loro pochi momenti di svago.
I MENHIR
I Menhir sono monumenti megalitici presenti in molte parti del mondo, tra cui il Salento. Essi consistono in pietre sottili e allungate, solitamente di grandi dimensioni, che vengono erette in posizione verticale.
Le origini dei menhir nel Salento, si pensa, risalgano alla preistoria, intorno al 4000-3000 a.C. Esistono diverse teorie riguardo alla loro funzione originaria, tra cui quella che vede i menhir come simboli religiosi o rituali, o come segni territoriali o di confine. Altre teorie suggeriscono che siano stati utilizzati come strumenti di agricoltura, per indicare le stagioni o per allineare i campi.
In generale, i menhir sono considerati un importante patrimonio culturale della regione, e sono stati oggetto di numerose indagini archeologiche e di studio. Questi megaliti verticali caratterizzano tutto il territorio Salentino e con la loro imponenza e misticismo accompagnano da sempre gli itinerari in questi luoghi.
In generale i menhir, sono una delle prime espressioni dell’arte umana e una testimonianza della vita e della cultura dei nostri antenati, essi rappresentano un importante contributo alla comprensione della storia e della cultura del Salento e del mondo antico in generale.
LE MASSERIE FORTIFICATE
Esaminando la storia del Salento e attraversando il suo territorio, è possibile incontrare costruzioni campestri, dette ‘masserie’, L’origine di queste antiche strutture risale al Medioevo, ed erano abitati da nuclei familiari di agricoltori, “massari”.
La struttura tipica della masseria presenta un cortile centrale, attorno al quale si distribuiscono diversi locali: l’abitazione del massaro, le stalle e i recinti per gli animali.
A seguito della caduta dell’impero bizantino, nel 1453, la penisola salentina divenne meta frequente di saccheggi e di incursioni ad opera dei Turchi (che sfociò con l’ assedio di Otranto del 1480). Nel corso del XVI secolo, per ovviare a tali attacchi, Carlo V d’Asburgo attuò un piano di difesa del territorio, che portò alla realizzazione di torri e di mura intorno alle masserie, che per questo vennero, successivamente, denominate ‘fortificate’. La torre aveva tre funzioni: la parte alta, dedicata al proprietari, permetteva, facilmente, gli avvistamenti; la parte bassa, invece, era utilizzata come luogo di lavoro: trasformazione del latte in formaggio o per la molitura delle olive o come magazzino.
Dalla metà del XVII secolo in seguito alla valorizzazione dell’ ambiente rurale, diede vita alla nascita della masseria-villa, un luogo di villeggiatura utilizzato per sfuggire alla calura estiva della città. Le masserie si arricchiscono, pertanto, di ricchi portali, di balconi e di belvedere, di giardini e di decorazioni a stucco e con affreschi, ornamenti che trasformano queste rurali e spartane strutture in piccoli gioielli di pregiata architettura.
LE TORRI FORTIFICATE
La storia del Salento è stata caratterizzata, per lungo tempo da incursioni e razzie da parte di turchi, corsari barbareschi e predoni di ogni tipo che hanno tormentato per secoli ogni luogo della costa, spesso addentrandosi e recando distruzione anche nelle zone interne. Le popolazioni vivevano nel costante terrore. Celebre ancora oggi il detto “Mamma li Turchi” che si era impresso nell’animo della gente. La Terra d’Otranto fu la più esposta all’espansione ottomana e fu la vera e propria “frontiera marittima” dell’intero Occidente cristiano
Questa parte importante della storia del Salento è rappresentata, oggi, da ciò che resta del suo articolato sistema difensivo. Secoli di guerre, lotte intestine, invasioni e dominazioni straniere sono oggi testimoniate da torri costiere, castelli, masserie ed edifici fortificati di ogni tipo.
In particolare, le torri costiere con funzioni di avvistamento che si susseguono, a vista, l’ una con l’altra, lungo tutta la costa, sono una delle eredità più importanti di quel periodo… oggi considerate vere e proprie opere immerse in una natura stupenda e con una costa marina sullo sfondo di rara bellezza.
I DOLMEN
Disseminati lungo il territorio salentino, è possibile trovare dei monumenti megalitici antichissimi, a volte anche preistorici. Si tratta dei dolmen, probabilmente monumenti sepolcrali che nel tempo hanno assunto funzioni diverse.
“Dolmen” è un termine bretone che fonde due parole e che tradotto letteralmente significa “tavola di pietra”. Si tratta infatti di una grande lastra di pietra poggiata in orizzontale su altri grandi massi adagiati in posizione verticale: caratteristica tipica è che questi massi sono dei grandi blocchi monolitici. Il periodo di costruzione dei dolmen va probabilmente dal V al III millennio avanti Cristo, quelli salentini sono più recenti e risalenti tra il III e il II millennio avanti Cristo. I più importanti si rinvengono tra le campagne di Minervino, Melendugno, Castro, Vaste e Giurdignano ed assolvevano la funzione di sepolcri.